I fondamentali: la comunicazione
- Eleonora Bontempi
- 6 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 19 set 2024
Comunichiamo fin dal primo istante di vita, è un'abilità che affiniamo quotidianamente, eppure non sempre riusciamo a farci capire. Perché?

In psicologia, per comunicazione si intende un processo interattivo e dinamico fra due o più persone dove gli aspetti verbali e non verbali sono congiunti. In altre parole, comunichiamo sempre su due piani:
un piano riguarda il contenuto che vogliamo arrivi al destinatario, cioè le parole che scegliamo di utilizzare per confezionare il messaggio (“Luca mi hai fatto spaventare!”)
l’altro piano è la relazione all’interno della quale viene trasmesso il messaggio, cioè gli aspetti non verbali, come il tono di voce, la postura, ma anche gli aspetti relazionali, come la maggiore o minor simmetria tra gli interlocutori, la storia pregressa (Luca ha appena fatto uno scherzo alla sua mamma)
Senza la relazione, non possiamo interpretare adeguatamente il significato del messaggio.
Gli assiomi della comunicazione umana
Il team interdisciplinare della Scuola di Palo Alto ha identificato i seguenti assiomi della comunicazione umana:
Non si può non comunicare.
Ogni messaggio ha un piano di contenuto e uno di relazione.
Il flusso comunicativo si basa sulla punteggiatura degli eventi.
Ogni messaggio ha un aspetto verbale-numerico ed uno non verbale-analogico.
La comunicazione può essere simmetrica o complementare.
Il valore del silenzio
Io ho l'abitudine di tacere quando ho troppe cose da dire e troppo di cuore. Guido Gozzano
Il primo assioma individuato dagli Autori sottolinea l'ineluttabilità della comunicazione, per cui anche il silenzio traghetta un contenuto comunicativo. Infatti, scegliere di non parlare è già un atto comunicativo. Di qui, l'importanza di "ascoltare il silenzio", di snocciolare il significato sottostante.
Perché si sta in silenzio? Per ascoltare ciò che dicono gli altri, per ascoltare la risonanza emotiva in noi di quanto comunicato dagli altri o ancora per paura di esporsi, di essere giudicati.
Il doppio canale comunicativo
Non sono solo le parole a definire la comunicazione, ma anche i modi con cui scegliamo di usarle e "impacchettarle" per consegnarle all'altro, ossia il tono di voce, la mimica facciale, la postura e la prossemica.
Dire "Sei proprio simpatico!" con il sorriso sulle labbra e gli occhi ridenti ha un significato ben diverso dal dire le stesse parole accompagnate da un volto accigliato e dalle braccia poste sui fianchi.
Spesso le incomprensioni nascono da un'incongruenza tra i due canali o da una difficoltà di decodificare entrambe. Ne è un esempio lo spazio comunicativo - la chat - nel mondo online, dove spesso viene sovra-rappresentato il contenuto (messaggio) a scapito della relazione.
La sintassi della comunicazione
Il modo di interpretare uno scambio comunicativo dipende dalla sequenza degli interventi, cioè da ciò che viene considerato causa e ciò che viene inteso come conseguenza. Se non c'è condivisione dell'ordine degli atti comunicativi, cioè della punteggiatura, si può generare un conflitto, un'incomprensione del significato.
Analogico o numerico?
Quando interagiamo con l'altro, mettiamo in atto una serie di comportamenti non verbali che vanno a costituire la comunicazione analogica, così definita perché, essendo sprovvista di un codice di decodifica universale (tenere le braccia conserte può indicare chiusura, ma anche vergogna o sensazione di freddo), è più soggetta ad errori.
Allo stesso tempo, le parole che usiamo per condividere pensieri ed emozioni con l'altro vanno a costituire la comunicazione numerica, basata su un codice condiviso e universale di significati ("tavolo" è il termine che indica un piano su cui appoggiare oggetti).
Questione di (a)simmetria
L'aspetto relazionale della comunicazione è anche legato al tipo di rapporto tra gli interlocutori. Tra fratelli si utilizzerà un registro linguistico, una mimica facciale e dei modelli prossemici - cioè di vicinanza fisica - chiaramente differenti da quelli utilizzati tra medico e paziente o tra capo e dipendente.
Riferimenti bibliografici
Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D. (1967). Pragmatica della comunicazione umana. Roma: Astrolabio, 1971.
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